Le lettere integrali di Elena Zadra, sorella dell'aggredito dall'orso, Marco Zadra, a Zambana

Pubblichiamo integralmente le lettere sinora inviate (e non sempre pubblicate) ai media da Elena Zadra, sorella di Marco Zadra, aggredito e miracolato dall'orso a Zambana lo scorso 29 maggio.


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2015-06-22

Per chi ancora non si è stufato dell’orso (l’orso c’è e potrebbe succedere anche a te!)

Mi dispiace per il signore che è stufo di sentir parlare dell’orso e che redarguisce l’Adige perchè dà troppa rilevanza alla questione, ma il problema c’è e visti gli ultimi attacchi, falsi o presunti che siano, si dovrà pur discutere su una faccenda che non riguarda più il solo territorio trentino, ma ha assunto una rilevanza nazionale e anche d’oltralpe; senza parlare, ovviamente, della sicurezza di gran parte della popolazione innanzitutto trentina.
Seguo questa storia dal giorno successivo all’aggressione da parte del plantigrado ai danni di mio fratello (il podista di Zambana).
Ad ascoltare il racconto in via istituzionale c’erano il signor Antolini del Corpo Forestale che raccoglieva scrivendo le informazioni, l’assessore Dallapiccola che si dimostrava molto dispiaciuto per l’accaduto (e anche disperato al pensiero che se fosse successo a lui sarebbe morto prima per un infarto) e il dott. Groff, sostenitore e responsabile del progetto Life Ursus, che dispensava informazioni e notizie riguardanti l’orso.
Ho avuto l’impressione prima, e la conferma poi, che le due cose più importanti fossero: 1) attribuire la responsabilità della ferita non a carico del plantigrado,  2) ritornare sul luogo del “falso delitto”….il resto da sapere era quasi superfluo.
Con me, oltre a mia sorella, c’era mio fratello (il podista sfigato, sprovveduto e miracolato), il quale racconta, inizialmente con le lacrime agli occhi e con una lucidità incredibile, l’accaduto del giorno prima.
Marco ripercorre mentalmente tutto il percorso e dà delle indicazioni dettagliate su sentieri, zone, posti battuti da lui nel tentativo forsennato di sfuggire all’animale.
Nell’incontro con l’orso, racconta, lui rimane immobile (come da manuale) e comincia ad indietreggiare piano piano mentre l’orso, incurante di questo atteggiamento, gli va addosso e con una zampata lo ferisce ad un braccio. Ricorda che immediatamente non ha avuto modo nè di guardare nè di sentire la ferita perchè aveva altro a cui pensare e cioè di salvarsi la vita. A chi ancora mette in dubbio se la ferita è stata causata dall’orso o da qualche ramo del bosco suggerisco di documentarsi su stress e dolore…la paura può essere più importante, per la vittima, del male che deriva dall'organo offeso.
Riguardo ai suggerimenti delle buone regole di prevenzione per non essere attaccati dall’ursus, sfido chiunque mediamente dotato a livello intellettivo di sdraiarsi a terra fingendosi morto e ad aspettare il tragico destino senza agire; mio fratello ha fatto l’unica cosa che l’istinto di spravvivenza fa fare e cioè si è rialzato dalla caduta a terra in un nanosecondo e se l’è data a gambe levate!.Ricordo ancora il suo terrore nel rivivere quei momenti ..…correre, correre il più in fretta possibile, perchè ormai era braccato da un animale predatore.
Sicuramente ci fossi stata io al posto suo (io non corro, ma cammino e vado a funghi) mi avrebbero trovata spiaccicata giù per il dirupo, quasi avessi scelto volontariamente quella fine. Mi viene il dubbio che qualche fungaiolo abbia avuto questo tragico epilogo…..
Secondo me mio fratello dovrebbe incontrare il signor Wladimir, podista di Cadine, col quale confrontarsi sull’esperienza comune, perchè, non dimentichiamoci, che il terrore è stato lo stesso per entrambi,  e, anche se le conseguenze più gravi del signor Molinari saranno maggiormente visibili fisicamente, il trauma  porterà danni di altro genere, ma non per questo di minor spessore.
Ma sulle conseguenze sembra che il progetto Life ursus dia minor valore all’uomo piuttosto che a quello di una manza o di una capra….. sembra non siano contemplati indennizzi, al di fuori di quelli fisici per danni alle persone!
Ho seguito molte delle discussioni su quotidiani, telegiornali, radio che si sono confrontate  nelle più disparate elucubrazioni avvalorate da scienziati, politici, associazioni varie, nonchè da parte anche di chi nei boschi non ci va ma che vuole dire la sua nel nome della libertà di espressione. …Ogni tanto sarebbe il caso che ci fosse più rispetto per chi il danno lo ha subito e non solo teorizzato.
Chi inizialmente, anche senza saper niente e solo leggendo un comunicato stampa fuorviante e tendenzioso, ha deriso l’accaduto di Marco, si è dovuto ricredere dopo pochi giorni….e mi dispiace infinitamente per il signor Molinari, che è stato meno fortunato di mio fratello. A lui e alla sua famiglia va tutta la mia solidarietà, perchè le medicazioni e le infezioni sono niente al confronto del dramma e del terrore di chi ha subito l’attacco dell’orso. Vivaddio, non rientra nella quotidianità e non è di ordinaria amministrazione, anche se ce lo vogliono far credere!
Chi è pro orso probabilmente non sa neanche cosa vuol dire andare a fare una passeggiata nella natura, magari anche da solo, visto che di solito si muove in branco.
Oppure lo è perchè ci va col fucile e provvisto di anestetico.
Chi è  contro l’orso non lo è con l’animale ma col progetto che, a detta di molti dotati di buon senso, non doveva neanche partire. I non sostenitori del plantigrado non lo vogliono abbattere (forse neanche confinarlo come in uno zoo al Casteller) ma lo metterebbero in posti più adatti a lui (così anche le varie associazioni dovrebbero solo che essere contente).
A tal riguardo mi chiedo perchè questi non facciano battaglia per i diritti di animali straziati dall’orso; perchè questa disparità di trattamento?
Mi rendo conto che esistono altri problemi ben più gravi rispetto a quello dell’orso, ma a chi sta a cuore il proprio territorio e lo vuole vivere, è una faccenda di primaria importanza.
Ormai sono 20 giorni che parlo della storia dell’orso e ogni volta che mi confronto con qualcuno, lo stesso mi racconta d’incontri in prima persona o di terzi. Questi  gli spezzoni di conversazioni:

-   “ sai dove ti ho portato l’anno scorso a fare quella passeggiata? mi hanno detto che hanno visto l’orso ed anzi è arrivato anche qui in paese”
-   “ero andata alle Viote con mio marito, guardando verso il Cornetto abbiamo visto l’orsa con i cuccioli”
-   “sai che ho la casa nella zona di Lavarone…si un giorno mi si è piazzato davanti l’orso e per fortuna che avevo in mano la motosega accesa” (non preoccupatevi, l’orso è stato solo minacciato e non ferito)
-   “a pochi giorni dall’aggressione, a Zambana l’orso è arrivato in paese e ci sono le unghiate sulle porte”

e potrei continuare….e non penso che tutte le persone s’immaginino le cose…
Quindi io non andrò più in posti pericolosi come:
Maranza, Cimirlo, Bindesi, Zambana, Cadine, Vezzano, Lagolo, lago di Cei, Bordala, Lagolo, Drena, zona Bondone, zona Paganella, Lavarone, Valsugana Sella, ecc.. praticamente  gran parte del Trentino perchè come si sa, gli orsi oltre a raggiungere i 50 km in velocità, possono percorrere 50 km al giorno e il Trentino non è poi così grande!
Preferirò quindi mete dove so che non c’è stato il ripopolamento dell’ursus arctos.
Il popolo amante del  nostro territorio ha sempre più paura ad avventurarsi nei boschi… e questa non è isteria collettiva o allarmismo ingiustificato! questo è un problema sempre più presente in Trentino, sia per la sicurezza dei cittadini, che per l’immagine turistica.
Mi dispiace per chi non vuol più sentire parlare dell’orso, ma finchè non si risolve il problema, questo ci sarà sempre di più e a danno soprattutto della cittadinanza.
Evviva la libertà del Trentino!

P.S. per chi vuole saperne di più visiti il sito www.orsotrentino.blogspot.it e firmi pro referendum e petizione

Elena Zadra


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2015-08-03

Anch’io sono ambientalista e pro animali, ma l’orso … 

Se ambientalista significa aver cura dell’ambiente e propendere al suo miglioramento anch’io sono ambientalista, nel senso che mi trovo a mio agio soprattutto quando sono immersa nella natura godendo di quello che mi può offrire, rispettando le sue regole, stando attenta ai pericoli che in essa si possono celare e contribuendo, nel mio piccolo, a salvaguardarle. 

Sono animalista perché sono per la difesa degli animali e condanno chi li maltratta e li costringe a vivere in condizioni disumane. Vorrei preservare qualsiasi essere vivente e mi emoziono quando nelle mie passeggiate montane incontro scoiattoli, caprioli, marmotte e quando trovo le vipere cerco di evitarle invece di sopprimerle, nonostante i cani della mia infanzia ne siano stati vittime. Ho rifocillato ricci, pettirossi e merli (questi ultimi anche un po’ dispettosi, in realtà).

Partendo quindi da queste mie esperienze rivolte alla sopravvivenza degli altri esseri presenti in natura, mi disturba sentire le teorie supportatate da certi ambientalisti, animalisti, scienziati, politici ed ex ministri; ossia ….. ma questa gente sa di cosa sta parlando o è abituata a fare dei giri virtuali nel territorio coi propri tablet comodamente seduti in poltrona?  

Questa visione che l’animale pericoloso debba essere protetto a spada tratta nonostante le sue aggressioni ad animali e uomini è diventata ormai un refrain mediatico, quasi al limite della realtà e anche del ridicolo. Ma perché un cane se causa problemi a persone deve essere eliminato e l’orso no? anzi questi se ne va tranquillamente in giro agendo indisturbato in nome del progetto a cui appartiene, portatore di chissà quali valenze e vantaggi per l’ecosistema trentino. E perché’ invece viene denigrato, colpevolizzato e bandito dalla cultura non antropocentrica l’uomo sapiens sapiens che si difende e che ha la meglio su cotanto predatore?  

Come mai si lascia correre quando si tratta di estremisti pronti ad abbattere psicologicamente e forse anche fisicamente i signori incappati loro malgrado nell’orso? (Daniza, KJ2 e gli altri di cui non si sanno né i nomi né le generalità).  

Qui il problema si è invertito, umanizzando l’orso e orsizzando l’uomo (come proclama l’”orsologo” dell’Adige Canestrini), vale a dire qui non è l’orso ad essere in pericolo, ma lo è l’uomo e purtroppo a causa delle modifiche ambientali generate da lui stesso.  

“Mister Bear” è diventato il re indiscusso del territorio alpino, mentre l’escursionista, il fungaiolo e l’avventore del bosco si deve adeguare ad esso, una convivenza impari, costi quel che costi!  

A chi è ansioso e auspica un incontro col plantigrado, (perché sai che emozione e che bello!) posso solo che augurarglielo, a condizione però che il signore o la signora sia a distanza ravvicinata e non a quella di sicurezza, provvisto solo di apparecchiature audio e video in grado di documentare questa splendida esperienza….vedi poi quanta adrenalina gira in corpo e che tonici si diventa! Non posso che ammirare queste persone che dicono di non aver paura dell’orso, perchè immagino dotate di un invidiabile equilibrio e sangue freddo, cioè persone tutte d’un pezzo…. per lo meno prima dell’incontro!

Elena Zadra

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2015-08-10 

L’orso, il morso e il bearme 

Non so se viene più da piangereo o da ridere. Trovo a dir poco insufficienti le informazioni sul vademecum preventivo della PAT dei modelli di comportamento da attuare in caso d’incontro con l’orso.

Penso altresì che il nuovo sito “bearme”, progetto ideato da esperti in marketing e comunicazione, non sia altro che un prolungamento dei suggerimenti già promossi dalla Provincia, sondando in più il consenso tra la gente; una s.r.l. autofinanziata che divulga materiale informativo non proprio alternativo a quello istituzionale.

Vorrei ricordare che i 4 sopravvissuti all’attacco (anche se finto come ci spiegano gli esperti) del plantigrado si sono salvati solo perchè hanno agito esattamente all’opposto dii ciò che viene consigliato dai prontuari per giovani marmotte….. sdraiarsi a terra fingendosi morti… è vero che anche nella favola di Esopo “I due viandanti e l’orso” si racconta che il plantigrado non tocca i cadaveri….ma questa è favola e tali non si vuole diventare! Mettersi a terra, se si viene attaccati e rannicchiarsi in posizione fetale invita ad un suicidio premeditato che cozza con l’istinto di sopravvivenza. Mi chiedo se questo comportamento sia già stato sperimentato, visto che l’orso aggredisce per lo più animali a terra e quindi forse sarebbe meglio stare alla sua altezza.
L’animale, anche se timido e schivo, ha un comportamento imprevedibile e forse non capisce la differenza fra animali e uomini; se l’uomo si atteggia ad animale inerme l’orso vede più che un competitor una preda! E quindi è meglio spaventarlo, facendo la voce grossa e dimostrandogli che di lui non si ha paura; sicuramente i testimoni dell’incontro/scontro con l’orso ne hanno dato una prova inconfutabile e quindi non mi fido più di chi dice il contrario.  
Nel parco delle Madonie giorni fa un cinghiale ha ucciso un uomo; il più grande predatore del Trentino, per fortuna, non lo ha ancora fatto, ma questo solo per le capacità psico-fisiche dei malcapitati.  
Bisogna augurarsi la tragedia per cominciare a prendere dei provvedimenti seri, reali e noncuranti di pseudo tesi socio-filosofico-culturali che umanizzano l’orso?  
Nella confusione d’intenti di come affrontare la questione del plantigrado c’è stato chi ha trovato la propria soluzione. Un pubblicitario-albergatore di Vezzena rinnova il marchio orso (morso) per promuovere i prodotti del territorio. Quindi l’orso, per dirla come una nota pubblicità della patatina, tira e fa far soldi …. come sempre del resto! Così se si guadagna, dice lui, si placa l’odio ancestrale nei confronti dell’animale e che vuoi che sia se combina guai, anche grossi.

Elena Zadra